Evoluzione dello spazio scenico

a cura di MARCELLO MAJANI


Resti archeologici dell'ambiente teatrale di Poliochni

Resti archeologici del teatro del secondo palazzo di Cnosso

Ricostruzione planimetrica del teatro di Damocopo a Siracusa

Il teatro arcaico

Quando abbia avuto origine il teatro è difficile da stabilire. In senso universale possiamo dire che esso scaturisce dall'incontro e dall'interazione di molteplici fattori di natura sociale, religiosa, culturale, etica, politica ecc.
Possiamo benissimo intendere rappresentazioni teatrali anche i riti e le cerimonie magiche largamente diffuse fin dalla preistoria e l'edificio teatrale, quale esteriorizzazione fisica e concreta del teatro, segue le vicende di quest'ultimo.
L'edificio teatrale nasce infatti come sistemazione spaziale e architettonica atta a consentire la partecipazione pubblica alle manifestazioni propiziatorie e religiose.

Nel mondo mediterraneo uno dei più antichi esempi di ambiente teatrale è costituito da una costruzione coperta di forma rettangolare delimitata su un lato da una gradinata, adatta alla celebrazione di manifestazioni a carattere processionale, appartenente all'abitato di Poliochni nell'isola di Lemno e risalente a circa 3000 anni a.C.
Nell'isola di Creta nel secondo millennio a.C., nel secondo palazzo di Cnosso, possiamo individuare il primo edificio costruito appositamente per il teatro. E' formato da due gradinate della capienza di circa 500 persone, disposte ad angolo retto e dominate dalla tribuna del principe. Tra la fine del VI sec. e l'inizio del V sec a.C. si affermerà lo schema trapezoidale delle gradinate ed un esempio lo possiamo individuare nel teatro di Damocopo a Siracusa.

Il teatro vero e proprio come spettacolo avrà comunque origine nell'antica Grecia, come evoluzione delle cerimonie sacre celebrate in onore di Dioniso.


Gli elementi del teatro greco

Teatro greco: ricostruzione grafica

Resti del teatro greco di Siracusa

Odeon di Termesso e Kretopolis

Il teatro greco

In Grecia l'edificio teatrale, nella sua forma matura, era composto principalmente da tre elementi:

1. la cavea o koilon, che identifica l'invaso semicircolare a gradoni ricavato sul pendio di un colle e destinato ad ospitare il pubblico. Le gradinate per gli spettatori cingono l'orchestra per più di mezzo perimetro e hanno una pedata di circa 70 cm e una alzata di circa 35 cm.

2. la scena o skené luogo dove avveniva l'azione teatrale, si evolvette da semplice tenda (è questo, infatti, il significato originario della parola greca skené) a facciata architettonica scandita da tre porte.
Un palcoscenico quindi di forma rettangolare con una profondità media dai 5 ai 7 metri, larghezza fino a 30-35 metri, e chiuso da un muro verso il fondo con porte che permettono l'accesso al sottopalco destinato al deposito di macchine teatrali e a spogliatoio per gli attori.
Il palco è rivolto in modo tale da avere il sorgere del sole a destra e il tramonto a sinistra, avendo cosi la possibilitá di sfruttare la luce solare per l'illuminazione dello spettacolo che dura anche per l'intera giornata.

3. l'orchestra, spazio circolare posto tra la cavea e la scena, era dotato di corridoi laterali di accesso (parodos) e destinato all'azione del coro.
Il teatro era privo di copertura e si poteva avvalere, per la realizzazione di effetti spettacolari, di macchine per il sollevamento degli attori (mechane), di piattaforme scorrevoli (ekkuklema), e di svariati tipi di congegni come quelli per la simulazione dei fulmini e dei tuoni (keraunoskopeion e bronteion).
I periaktoi, infine, erano prismi triangolari rotabili con i lati dipinti con una scena tragica su un lato, comica su un altro e satiresca sul terzo e potevano quindi essere resi visibili al pubblico a seconda della rappresentazione.

L' Odeon è invece un edificio per spettacoli al coperto, di proporzioni molto inferiori al teatro, e destinato ad esecuzioni musicali, canto e recitazione. Si tratta di ambienti molto semplici, di forma quadrata coperti da tetti in legno e contenenti una ripida gradinata ad archi circolari concentrici. Come i teatri maggiori questi edifici erano costruiti su terreni in pendenza in modo che il pubblico entrasse dall'alto e gli esecutori dal basso.


Planimetria di teatro romano

Teatro romano: ricostruzione 3D in computer grafica

Resti del teatro romano di Bosra (Siria)

Il teatro romano

Rispetto al modello greco il teatro di epoca romana presentava alcune varianti architettoniche dovute al modificarsi delle rappresentazioni sceniche che già Vitruvio, nel V libro del De Architectura, individuò con grande precisione.

In particolare lo spazio destinato all'orchestra si fece assai più ridotto a causa della sempre minor importanza del coro nello spettacolo. L'antica skené si trasformò in un'imponente frontescena a più piani (scaena frons), ricca di statue e decorazioni in marmo, la cui altezza, pari a quella della cavea, permetteva di fissare, all'occorrenza, un grande telone (velarium) a copertura del teatro per riparo dalla pioggia o dal sole migliorando inoltre l'acustica già favorita dalle riflessioni dell'alto muro della scena. Dietro il frontescena si costruì il post-scaenium destinato ad attori e macchinisti.

Alla cavea, che secondo Vitruvio doveva ospitare dei vasi risonatori in bronzo (echeia) sempre per motivi di acustica, si accedeva attraverso le aperture dei vomitoria. Si inizia a manifestare una prima gerarchia di posti, riservando i primi ai senatori e tutti i rimanenti al resto del pubblico in ordine di importanza.
Completavano l'allestimento un alto palcoscenico (pulpitum) e un sipario, sconosciuto ai greci che si abbassava all'inizio delle rappresentazioni.
L'utilizzo di macchinari mediati dal mondo greco, come i prismi triangolari girevoli per i cambi di scena (chiamati dai romani trigoni versatiles), è testimoniato, oltre che dall'architetto augusteo, anche da un autore più tardo, Polluce, vissuto nel II secolo d.C.

Dove, però, si manifestarono le innovazioni più significative fu nell'architettura della cavea, che non veniva più realizzata sfruttando le pendenze naturali del terreno ma attraverso la costruzione di imponenti strutture murarie ad arcate multipiano.
Il teatro diviene cosi un insieme architettonico unitario, un edificio realizzabile anche su terreni pianeggianti consentendo per la prima volta di inserire il manufatto nella griglia urbanistica regolare delle città.



Mansiones in una illustrazione medievale

Il teatro nel medioevo

Durante il Medioevo l'edificio teatrale concepito "classicamente" come luogo preposto allo svolgimento dello spettacolo di fatto non esisteva più. La crisi politica ed economica dell'Impero Romano d'Occidente e la condanna della Chiesa segnarono, infatti, la lenta decadenza dei teatri romani.

Le rappresentazioni medievali si avvalevano quindi di una pluralità di luoghi preesistenti, come chiese, piazze e strade. In particolare, per i drammi sacri che si svolgevano nelle chiese, esistevano una serie di "luoghi deputati", zone particolarmente significative da un punto di vista simbolico, a volte identificate da strutture appositamente costruite, baracche di sette, otto metri di altezza (mansiones) destinate a rappresentare, ad esempio, luoghi reali come monti e fiumi, o località del racconto biblico come il sepolcro di Cristo, la città di Betlemme o il Paradiso.

Le architetture reali servono quindi da sfondo a palcoscenici caratterizzati da una successione di scene fisse. Si recitano misteri o produzioni drammatiche di soggetto religioso e il pubblico assiste alla rappresentazione al di là di una robusta balaustra, in modo da garantire uno spazio libero davanti alla scena.
Nelle manifestazioni teatrali medioevali riappare dunque il carattere religioso degli spettacoli ma si hanno però anche notizie di spettacoli di complessi di mimi, di istrioni, giocolieri e saltimbanchi; rappresentazioni profane e grottesche che si svolgevano durante il periodo di Carnevale.
Non mancavano macchine sceniche per la riproduzione di effetti speciali e progressivamente le mansiones (da mansio = piccola casa) si arricchiscono di botole, trabocchetti, gru e fumo per simulare resurrezioni, cadute nell'inferno, voli di angeli ed antri infernali.





Progetto di allestimento teatrale di S.Serlio (1475-1554)

Teatro Olimpico di Vicenza: pianta

Teatro Olimpico di Vicenza: vista complessiva

Teatro Olimpico di Vicenza: palcoscenico e quinte prospettiche

Il teatro rinascimentale

La tradizione medievale delle sacre rappresentazioni non si esaurì nel Medioevo, ma trasmise il suo apparato scenotecnico ai secoli successivi, arrivando ad influenzare il macchinario di epoca barocca.
A partire dal XV secolo, la tradizione delle sacre rappresentazioni fu affiancata dai primi esempi di spettacoli legati al fasto delle corti e dei palazzi signorili dell'epoca.
Per lungo tempo i teatri del Rinascimento, come quelli medievali, sono costruzioni provvisorie. In seguito diventarono edifici stabili, interni alle corti dei principi.
Le riflessioni quattro-cinquecentesche sui temi della prospettiva e sul "mito" della città ideale e la contemporanea riscoperta di Vitruvio (la cui prima edizione a stampa, curata da Sulpicio da Veroli, risale al 1486) contribuirono alla restaurazione del teatro come spazio unificato in cui la scena viene realizzata per essere fruita perfettamente da un unico punto di vista, occupato dal principe mecenate.
Vi erano delle gradinate per il pubblico e un palcoscenico per l'azione drammatica, chiuso o chiudibile da un sipario. In questi teatri la cavea e' realizzata in gradoni di legno: nello spazio piano della platea, le prime file sono riservate ai principi e la nobiltà, mentre dietro, in piedi, vi è la corte o il seguito dei principi.
La scenografia, con il passaggio dal sacro al profano, subisce una lenta evoluzione, con i primi tentativi di introdurre la prospettiva e con la presenza sia di scene mobili sia di scene fisse.
Per ovviare alla presenza di macchinari sempre più voluminosi, Vasari introdusse l'idea del retro palco, mentre Bernardo Buontalenti prefigurò gli accorgimenti della scena barocca combinando l'utilizzo dei prismi triangolari girevoli (i periaktoi di classica memoria) con quinte scorrevoli.
Emblematici delle sperimentazioni del periodo sono il Teatro Olimpico di Vicenza (primo teatro rinascimentale costruito come edificio stabile) e il Piccolo Olimpico di Sabbioneta.
L'olimpico di Vicenza, di Andrea Palladio, si ispira alla tradizione classica con la rappresentazione che si svolge nel proscenio delimitato nel fondo non più da una scena piana ma costruita in tre dimensioni, con sofisticati accorgimenti prospettici ma negata all'azione scenica.
Nel teatro Farnese a Parma (G.B.Aleotti) la scena risulta aperta sul fondo e lasciata libera alla realizzazione di qualsiasi soluzione prospettica.
Per la prima volta quindi l'azione scenica si estende dal proscenio fino ad occupare l'intero palcoscenico, creando una vera e propria entità autonoma contrapposta allo spazio reale: il boccascena diviene quindi un elemento di netta separazione tra spazio reale e spazio della finzione scenica prefigurando quello che sarà il periodo aureo della scenografia del '600 e '700.



Teatro elisabettiano: spaccato prospettico

Teatro elisabettiano: vista

Il teatro elisabettiano

Quando nel Cinquecento a Londra sorsero i primi teatri fuori dalla City, essi conservarono molto dell'antica semplicità. Ricavato in origine dai circhi dell'epoca per le lotte tra orsi o tra cani oppure dagli "inn", locande economiche di provincia, l'edificio teatrale consisteva in una semplice costruzione in legno o in pietra, spesso circolare e dotata di un'ampia corte interna chiusa tutt'intorno ma senza tetto.
Tale corte diventò la platea del teatro, mentre i loggioni derivano dalle balconate interne della locanda. Quando la locanda o il circo divennero teatro, poco o nulla mutò dell'antica costruzione: le rappresentazioni si svolgevano nella corte, alla luce del sole.

L'attore elisabettiano recitava in mezzo, non davanti alla gente: infatti il palcoscenico si "addentrava" in una platea che lo circondava da tre lati (solo la parte posteriore era riservata agli attori, restando a ridosso dell'edificio). La scenografia è semplicissima, tutto si basa sulla recitazione e sulla mimica. Il pubblico segue l'azione, e completa le scene con l'immaginazione.
Come nel Medioevo, il pubblico non era semplice spettatore, ma partecipe del dramma.
Quando la scenografia si fece più importante, le scene vengono costituite da teloni, architetture e fianchi di tela armati, oltre a soffitti. Il sipario si chiude metà a sinistra e metà a destra.
I costumi sono fastosi e ricchi di stoffe pregiate e si ispirano ai vestiti contemporanei, alla fantasia e al costume storico. Ogni personaggio ha nel suo costume delle caratteristiche il più possibili affini a quelle del personaggio che deve interpretare (ad esempio, i personaggi orientali portano turbanti, scimitarre; i personaggi ecclesiastici, costumi da frati da cardinali ecc.).



Teatro Farnese a Parma: planimetria

Teatro di Vincenzo Scamozzi a Sabbioneta: pianta

Teatro di Giacomo Torelli a Fano: pianta e sezione

Planimetria tipica del teatro all'italiana

Il teatro barocco

I secoli XVII e XVIII videro l'affermarsi di un nuovo tipo di edificio teatrale:

la sala barocca o all'italiana, caratterizzata da una pianta allungata, originariamente ad "U" ed in seguito a ferro di cavallo, dotata di un imponente ed elaborato boccascena e di una serie di palchetti tramezzati accessibili da ingressi autonomi.
Questa tipologia costituira' un prototipo del teatro non solo in Italia ma in tutta Europa fino alla fine dell'800.
Tale modello, affermatosi dopo un lungo periodo di sperimentazione che vide il passaggio dall'antica struttura a gradoni, ancora presente nel Teatro Farnese di Parma, alla pianta mistilinea del Teatro degli Immobili (poi Teatro della Pergola) di Firenze, venne a fissarsi definitivamente nel Teatro alla Scala di Milano (1778).

Protagonisti indiscussi di questo periodo di cambiamento furono i membri della famiglia Galli Bibiena, una vera e propria dinastia di architetti e scenografi che, nel corso di tre generazioni (dalla fine del Seicento alla fine del Settecento), interpretarono le numerose ed eterogenee tendenze dell'epoca.
Fautori, per motivi di acustica, di edifici a pianta svasata come il Teatro dei Rinnovati di Siena, furono al centro di aspre polemiche che vedevano, invece, nei teatri a pianta ellissoidale il concretizzarsi delle teorie scientifiche sorte in quest'epoca sull'argomento.
Per quanto riguarda l'apparato scenotecnico, il Seicento si caratterizzo' per il definitivo affermarsi del boccascena come struttura architettonica portante e per l'abbandono del sistema dei periaktoi in favore di quinte piatte scorrevoli, disposte in diagonale verso il centro della scena e azionabili tramite funi legate ad un argano posizionato nel sottopalco.
Per ospitare la dotazione di scene di repertorio e la grandiosa mole dei macchinari, divenuti stabili, il palcoscenico viene ampliato in profondita' ed altezza e furono create zone di servizio, mentre lo spazio scenico, dal proscenio, si allungo' in profondita' grazie anche a sapienti giochi ottici.

La situazione cambio' nel Settecento: se inizialmente la scenografia, soprattutto ad opera dei Bibiena, rinuncio' all'asse centrale e si concretizzo', con la veduta ad angolo, in una prospettiva a fuochi multipli, nella seconda meta' del secolo abbandono' progressivamente l'eccesso ornamentale di tipo barocco.
Si affermo' la cosiddetta scena-quadro che ridusse all'utilizzo di una tela dipinta per il fondale e di un numero esiguo di quinte e teloni quella che nel Seicento era stata una grandiosa macchina prospettica.
L'apparato scenotecnico si semplifico', pur conservando e sviluppando i meccanismi e gli accorgimenti, come la graticcia e i gargami, che consentirono i cambi di scena grazie al sollevamento e all'abbassamento dei teli dal soffitto.

Nel '600 hanno origine il Melodramma, che si propone di far rivivere l'antica unione tra poesia e musica, e la Commedia dell'Arte, che crea una tematica ed un linguaggio piu' vicino al popolo. Assistiamo progressivamente al passaggio da un teatro aristocratico e sostanzialmente privato ad un teatro pubblico e popolare. Le rappresentazioni non avvengono piu' occasionalmente ma con continuita' e regolarita'.



Illuminazione della sala

Illuminazione della scena

Il teatro ottocentesco

L'Ottocento mantenne sostanzialmente invariata la concezione architettonica dell'impianto teatrale, mutuando dai secoli precedenti la sala all'italiana a ferro di cavallo e ordini di palchetti.

Fu pero' in quest'epoca che le innovazioni di carattere tecnologico impressero un forte impulso al perfezionamento dell'apparato scenotecnico.
In particolare, l'utilizzo dell'energia idraulica prima e di quella elettrica poi permisero soluzioni piu' agevoli per il movimento dei macchinari, ormai non piu' utilizzati per voli e apoteosi, ma soprattutto per lo spostamento di scene gia' montate su palcoscenici mobili.
La nuova attenzione al "realismo storico" imponeva, infatti, oltre ad una ricerca meticolosa per la realizzazione dei costumi di scena e alla frequente presenza sul palco di animali vivi, anche una accurata ricostruzione degli ambienti, dotati, ora, di veri e propri soffitti, arredi e ingombranti oggetti d'uso che potevano essere utilizzati agevolmente nei cambi di scena solo se preventivamente montati su palchi mobili nascosti al pubblico.

L'effetto di realismo venne, inoltre, accentuato dall'introduzione di nuovi sistemi di illuminazione: alle lampade ad olio che alla fine del Settecento si erano imposte sul vecchio sistema a candele, si sostituì, dalla prima meta' dell'Ottocento, l'illuminazione a gas che, oltre a poter essere azionata a distanza, permetteva di graduare l'intensita' della luce durante le rappresentazioni.
L'avvento dell'energia elettrica, gia' sperimentata a Parigi attorno alla meta' del secolo, ma introdotta per la prima volta in Italia solo nel 1883 alla Scala di Milano, rivoluzionera', infine, la concezione dello spazio scenico, causando il progressivo abbandono del fondale dipinto.



Teatro Wagneriano a Bayreuth: planimetria

Il teatro wagneriano

E' impossibile ridurre ad una formula la concezione dello spazio scenico del XX secolo. I fermenti degli ultimi anni dell'Ottocento si innestarono in un contesto dominato dalle nuove avanguardie storiche, spesso divise tra una visione "primitiva" e quasi onirica della rappresentazione del mondo e una immagine della stessa tesa all'esaltazione delle nuove conquiste tecnologiche.

Si venne delineando, con sempre maggior chiarezza, il nuovo ruolo del regista che avrebbe conferito unità scenica allo spettacolo grazie alla riqualificazione di tutte le sue componenti.
Bandita la scenografia tradizionale a favore di una combinazione sempre nuova e originale di elementi plastici variamente componibili, spesso realizzati con materiali innovativi, acquistò nuova e centrale importanza l'utilizzo della luce, sperimentata in tutte le sue potenzialità visive e cromatiche.

Si assiste per la prima volta ad una differenziazione dell'edificio teatrale a seconda del genere di spettacolo (lirica, prosa, concerto), iniziata con il teatro di R.Wagner a Bayreuth (1876) dove si rivoluziona la parte dell'edificio destinata al pubblico.
La consueta pianta a ferro di cavallo viene infatti sostituita da un anfiteatro con forma a ventaglio, degradante verso la scena con un unico ordine di posti senza più distinzione tra platea e palchi, intendendo così dare seguito agli ideali di democraticità e libertà scaturite dalla rivoluzione francese ed oramai diffuse ed assimilate.
L'unificazione del pubblico in un solo ordine di posti e, per la prima volta, il buio in sala durante la rappresentazione, si prefigge anche lo scopo di eliminare pretesti di distrazione, sottomettendo i rapporti mondani alle esigenze dell'attenzione verso la contemplazione della scena. Il palcoscenico e la torre scenica rimarranno ferme allo schema tradizionale.





Totaltheater di W.Gropius: in nero le varie posizioni del palcoscenico

Spaccato assonometrico di edificio teatrale contemporaneo

Il teatro del novecento

Con l'inizio del nuovo secolo l'edificio teatrale tradizionale inizia ad entrare in crisi, manifestando la sua inadeguatezza a rappresentare contenuti nuovi.
Le prime nuove sperimentazioni spaziali mirano ad una maggior flessibilità dell'edificio, fino ad arrivare talvolta all'abolizione della divisione fisica tra spettatore ed attore rappresentata dal boccascena. Quasi un ritorno verso gli antichi modelli del teatro greco e del teatro elisabettiano che, senza arco scenico, permettevano di avere lo spettatore nel mezzo dell'azione drammatica.
Un progetto interessante fu quello realizzato dall'architetto Walter Gropius nel 1926 e denominato Totaltheater: il teatro è di forma ellittica ed è dotato di un palcoscenico mobile e girevole in grado di adattare in questo modo lo spazio a conformazioni adeguate alle diverse tipologie di spettacolo.
A questo progetto rivoluzionario per il periodo seguirono moltissimi altri esperimenti sempre volti a superare la tradizionale separazione tra sala e scena, pubblico ed attori.

Nella seconda metà del secolo gli architetti non si concentrarono più sulla progettazione di edifici prettamente teatrali, ma sulla costruzione di edifici multifunzionali che univano a sale teatrali sale cinematografiche, musei, biblioteche e sale conferenze.